
La prossimità,
e non l’oggettività,
è il punto epistemologico
di partenza e di ritorno.
Diane Taylor, The politics of presence
Per la comunicazione del festival abbiamo realizzato pieghevoli, manifesti, locandine, stickers, banner da esterno, cavalletti personalizzati per segnalare il festival nei punti della città diversi dai centri festival, OvestLab e Happen. E qualche gadget, tra cui le borsine in cotone e i taccuini. Lo sviluppo della campagna social è stata realizzata da Elia Mazzotti.

Il contesto globale in cui ci collochiamo è quello di una profonda crisi sociale generata dalla pandemia da Covid che include una diffusa difficoltà a immaginare il futuro prossimo, in particolare tra i ragazzi più giovani e le fasce della popolazione più fragili, e una drastica riduzione dello spazio pubblico delle città, sempre più facilmente interdetto all’uso per ragioni di distanziamento o per una progressiva commercializzazione delle piazze e delle strade. L’antropologo Appadurai identifica tre dinamiche che ritiene fondanti per il benessere delle comunità: poter immaginare, avere aspirazioni e sviluppare una democrazia profonda.
Presente! lavora all’incrocio di queste dimensioni, promuovendo inclusione e coesione sociale attraverso lo spettacolo dal vivo e con l’ingaggio delle comunità (intergenerazionali, interculturali, intersezionali) nella riattivazione di immaginari condivisi per il futuro dei territori.
Tre sono in particolare i presupposti teorici alla base del nuovo triennio: la tecnica dell’agopuntura sociale (O’Donnell, 2002) come strumento artistico per intervenire sui blocchi funzionali del corpo sociale; l’idea di spazio pubblico come “mondo in comune”, spazio tra, connettivo e transindividuale, che deriva dallo studio di Hannah Arendt; lo spettacolo come agorà di riflessione collettiva.
Una delle domande fondamentali da cui muove la programmazione del festival riguarda infatti i modi e le possibilità dell’arte di prendere parola nel regime del reale. Periferico 2022 si interrogherà sulla capacità dell’arte performative e dello spettacolo di costituire elemento vivo e palpitante della memoria condivisa di una comunità, anche a partire dalla crisi attraversata negli ultimi due anni a causa della pandemia, per costruire non tanto delle risposte, quanto per abilitare un discorso pubblico condiviso, che è la prima e fondamentale funzione di un festival, come insegna la lezione ancora bruciante di Frie Leysen.